1. Introduzione - 2. Il profilo dei family workers nell’Unione europea - 3. Family workers, povertà e tipologie familiari ed occupazionali nell'Unione europea - 4. Conclusioni - NOTE
Il tessuto economico-produttivo europeo, come è ben noto, è formato soprattutto da micro, piccole e medie imprese (99,8%) [1] che assorbono il 66,5% dell’occupazione, producono il 57,6% del valore aggiunto complessivo dell’Unione europea [2] e sono prevalentemente costituite da imprese individuali e familiari [3]. Al loro interno un ruolo rilevante, sia di tipo economico che di tipo sociale, viene svolto dalla figura del family worker. Si definiscono (unpaid) family workers [4] coloro che lavorano in un’impresa a condizione che: 1. vi sia un legame familiare diretto con il titolare (figlio/a o coniuge); 2. non vi sia un rapporto di dipendenza con il titolare; 3. non ricevano una remunerazione in denaro; 4. vivano nella stessa famiglia del titolare o, se si tratta di attività agricole, in una casa situata nello stesso podere. I connotati essenziali che caratterizzano la figura del family worker sono, quindi, il legame parentale con il titolare dell’attività, la condizione di non dipendenza all’interno dell’azienda, l’assenza di una remunerazione monetaria e la condivisione della stessa abitazione. La figura del family worker si inserisce, quindi, a pieno titolo, in quelle che vengono definite da Bordieu [5] «the [households] actual or potential resources, linked to possession of a durable network of more or less institutionalized relationships [...]such as those of kinship that are at once necessary and elective, implying durable obligations subjectively felt (feeling of gratitude, respect, friendship and so on) or institutionally guaranteed (rights), thus reducing people social exclusion which represents a significant nonmaterial dimension of poverty» [6]. Tali relazioni rappresentano, quindi, una risorsa di particolare rilievo assimilabile ad una forma di capitale, il c.d. capitale sociale, che fonda le sue radici nelle reti di relazioni interpersonali caratterizzate da reciproca fiducia e che, come affermato da Grootaert and van Bastelaer [7] e da Woolcock [8], assume una specifica rilevanza soprattutto per quelle famiglie che [continua ..]
In particolare il 15,8% è monocomponente e quindi, coerentemente con la definizione, collabora in una attività agricola senza convivere con il titolare. Oltre il 30% delle famiglie in cui è presente almeno un family worker è formata da due adulti senza figli a carico, il 19,4% appartiene ad altre tipologie familiari senza figli a carico ed in entrambe queste due categorie la figura del family worker è associata prevalentemente a quella del lavoratore autonomo senza dipendenti con una attività inserita nel settore agricolo, del commercio al dettaglio, manifatturiero, alberghiero e della ristorazione. È interessante osservare che la figura del family worker, pur essendo più frequente in famiglie formate da coppie legalmente sposate e registrate, assume una sua specificità, con una % sensibilmente superiore alla media, nelle famiglie di due adulti senza alcun legame né legale né de facto, costituite, quindi, da adulti non legati da un rapporto affettivo ma eventualmente solo di tipo parentale (fig. 1). Nell’Unione europea la figura del family worker è prevalentemente in condizione professionale (41,7%) o pensionato (34,8%) e di genere femminile (76,7%), con l’eccezione (fig. 2 e fig. 3) della Spagna e di Malta, dove prevalgono le casalinghe. I family workers hanno, mediamente, un livello di istruzione che non supera la scuola dell’obbligo (61,7%), con l’eccezione della Slovacchia, della Repubblica Ceca, Bulgaria e della Gran Bretagna, dove prevale il titolo di studio medio superiore (fig. 4). La percentuale dei family workers con un diploma di laurea o post-laurea è sensibilmente superiore alla media (6,5%) in Lituania (35,6%), Estonia (27,6%), Irlanda (27,4%) e Lettonia (20,1%), Olanda e Gran Bretagna (19,8%), ma raggiunge livelli non trascurabili anche in Ungheria (17,0%), Belgio (16,5%), Germania (15%), Finlandia (14%) e Repubblica Ceca (11,1%). Figura 1. – Famiglie per tipologie di unione UE27 – anno 2011 (in %) Figura 2. – Family workers per condizione occupazionale dichiarata UE27 – anno 2011 (in %) Figura 3. – Family workers per genere UE27 – anno 2011 (in [continua ..]
Mediamente nell’Unione europea il 78% delle famiglie con almeno un family worker percepisce redditi medio-bassi e questa evidenza conferma il ruolo economico rilevante svolto da questa specifica tipologia di lavoratori all’interno dei nuclei familiari. Tale ruolo, tuttavia, presenta delle specificità diverse nei 27 Paesi UE. Un quadro complessivo e sintetico delle relazioni tra povertà, tipologie familiari ed occupazionali nell’Unione europea con riferimento alle famiglie nelle quali è presente almeno un family worker, ci viene offerto dalla fig. 5 [12] dove è rappresentata la posizione dei 27 Paesi UE secondo i due fattori che maggiormente caratterizzano tali famiglie: la condizione economica (asse orizzontale) e la complessità della tipologia familiare (asse verticale). Le condizioni economiche delle famiglie migliorano spostandosi da sinistra verso destra, mentre la tipologia familiare diventa meno complessa se ci si sposta lungo l’asse verticale dal basso verso l’alto. È evidente la contrapposizione tra: a) i Paesi, prevalentemente situati nell’Europa Occidentale, dove prevalgono le famiglie con almeno un family worker appartenenti alle fasce più elevate di reddito (4° e 5° quintile) e caratterizzate da una tipologia familiare semplice, come 2 adulti con o senza figli (1° quadrante), e; b) i Paesi, prevalentemente situati nell’Europa dell’Est, dove tali famiglie, con una attività prevalentemente agricola, sono a rischio di povertà e caratterizzate da tipologie familiari più complesse (3° quadrante) ed allargate dove le reti di relazioni interpersonali rappresentano la risorsa primaria per contrastare le difficoltà economiche. Figura 5. – Povertà, strutture familiari ed occupazionali nell’Unione europea: famiglie con almeno un family worker
L’indagine EU-SILC ci consente di confermare il ruolo chiave svolto dalla figura dei family workers all’interno delle famiglie europee. Un ruolo strategico di tipo economico e di tipo sociale soprattutto in quei Paesi dove la figura del family worker si inserisce in una rete complessa di relazioni familiari, favorendo un clima di fiducia e coesione, ma soprattutto come strumento di contrasto alla povertà.