Rivista AIAF - Associazione Italiana degli Avvocati per la famiglia e per i minoriISSN 2240-7243 / EISSN 2704-6508
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Quando la violenza non lascia cicatrici (di Conny Leporatti (Psicologa Psicoterapeuta/Mediatrice Familiare/Direttrice Centro Co.Me.Te. di Empoli))


La Intimate Partner Violence include ogni forma di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica che riguarda soggetti coinvolti in una relazione di coppia. Tra queste, la violenza economica sembra essere in crescente diffusione e si caratterizza per forme di controllo che passano attraverso la gestione del denaro e che pongono la vittima nella condizione di non essere libera di separarsi dal proprio aguzzino perché incapace di sostentamento autonomo. Si configura come fattore di rischio per ulteriori abusi economici, depressione, stress e calo di autostima. Le conseguenze si estendono anche sui figli, protagonisti di una violenza assistita che ha importanti ricadute sul benessere psicofisico.

The Intimate Partner Violence includes every form of physical, psychological, sexual or economic violence involving people engaged in a relationship. Among these, economic violence seems to be increasingly widespread and it’s characterized by forms of control that pass through the management of money and which place the victim in the condition of not being free to separate from his tormentor because she is incapable of independent support. It is a risk factor for further economic abuse, depression, stress and a lower self-esteem. The consequences also extend to children, the protagonists of an violence that has important consequences on them psychophysical wellbeing.

SOMMARIO:

1. Introduzione - 2. Aggressore e vittima: quali risvolti psicologici - 3. Violenza assistita: il ruolo dei figli - NOTE


1. Introduzione

I legami di coppia seguono percorsi altalenanti tra periodi alti e bassi che possono mettere a dura prova il rapporto e la stabilità della relazione che in alcuni casi viene recuperata mentre altre volte porta a rotture, quali separazioni o divorzi. Alcune volte, però, il legame di coppia assume le forme di un rapporto tra aggressore e vittima. Varie le forme di violenza che possono manifestarsi. Non solo calci, pugni, abusi, offese, la violenza può essere anche molto più subdola e silenziosa, ancor più difficile da stanare, da definire e più complessa da condannare. Quando le manifestazioni di violenza sono perpetrate da una persona che ha una relazione di intimità con la vittima, soprattutto quando si tratta di un partner, si parla di Intimate Partner Violence (IPV). Si tratta di «ogni forma di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica che riguarda sia soggetti che hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, sia soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo» [1]. Tra le diverse forme di violenza, quella economica sembra essere in crescente aumento. In particolare, dalla ricerca emerge come il 2% delle donne tra i 16 e i 70 anni in Italia dichiarano di aver subito violenza economica, una percentuale esigua che molto spesso però non viene dichiarata perché invischiata in altre forme di violenza più evidenti da riconoscere. La violenza economica riguarda tutto ciò che, direttamente o indirettamente, impedisce, ostacola o concorre a mettere la vittima in una situazione di dipendenza, laddove la vittima stessa non possa far ricorso ad altre forme o mezzi economici per il sostentamento di sé e dei propri figli. La vittima si trova così totalmente dipendente dal proprio aguzzino, priva della possibilità di decidere e di agire autonomamente soddisfacendo i propri desideri e scelte di vita. Varie sono le forme di controllo che la violenza economica può assumere: –    controllo puntiglioso delle spese; –    limitazione dell’accesso alle finanze familiari; –    occultamento di informazioni circa la situazione patrimoniale familiare; –    firma di documenti con l’inganno o con [continua ..]


2. Aggressore e vittima: quali risvolti psicologici

L’insicurezza economica è stata identificata come una determinante sociale del nostro stato di salute e benessere [2]. Da alcune ricerche è emerso come le vittime di Intimate Partner Violence ab­biano una maggiore probabilità di andare in contro ad instabilità abitativa rispetto alla popolazione generale [3]. Uno studio ha mostrato che le persone che non erano in grado di pagare l’af­fitto a causa della violenza domestica avevano maggiore probabilità di sperimentare abuso emotivo, coercizione e violenza [4]. Non avere abbastanza soldi per soddisfare i bisogni quotidiani o non avere la libertà di gestire le proprie entrate risulta essere associato al processo di vittimizzazione [5]. Nella maggioranza dei casi, la violenza economica consiste in un insieme di strategie che privano la donna di decidere e/o di agire autonomamente e liberamente, rispetto ai propri desideri e scelte di vita. Questo stato implica una serie di conseguenze nel breve e nel lungo termine. Innanzitutto, ciò che viene compromesso sono l’autonomia e l’autodeterminazione, cioè agire con un senso personale di scelta e volizione che può accompagnare qualsiasi atto (individuale o collettivo), la sensazione di essere l’unico artefice delle proprie scelte e azioni, nonché la convinzione di essere in grado di impegnarsi in attività guidate unicamente dalla propria volontà. La violenza domestica solo in casi eccezionali rappresenta un fenomeno improvviso e occasionale, più frequentemente assume le caratteristiche della ripetitività e continuità. Tali caratteristiche possono favorire una condizione di impotenza, definita come uno stato psicologico in cui niente di ciò che la persona decide di fare ha un effetto su ciò che le accade, e ridurre il controllo personale, cioè la capacità di cambiare le situazioni mediante un’azione intenzionale. La percezione di non avere possibilità di cambiare lo satus quo tramite scelte economiche comporta spesso una impotenza appresa, cioè una risposta di passività che segue la percezione che qualsiasi cosa la vittima possa fare non avrà conseguenze rilevanti. La vittima, in questa situazione, inizia a sentirsi insicura, prova paura, si svaluta. Con il passare del tempo il clima violento in cui la [continua ..]


3. Violenza assistita: il ruolo dei figli

La violenza economica è stato riconosciuta come un persistente problema di salute pubblica e sociale, in particolare a causa degli effetti tremendamente negativi che ha sia sulla coppia [10] che sul benessere dei bambini [11]. La ricerca ha evidenziato come qualunque forma di violenza provochi effetti psicologici non solo sulla vittima ma anche su coloro che si trovano ad essere testimoni di forme di violenza. L’e­sposizione ripetuta dei bambini alla violenza e ai numerosi conflitti che avvengono tra i genitori può danneggiare in maniera consistente il benessere psicologico e fisico dei minori, lo sviluppo individuale e relazionale e la capacità di interagire socialmente durante l’infanzia e l’età giovane-adulta. La psicologia si è molto focalizzata sul ruolo del modellamento nell’apprendimento da parte del bambino di comportamenti e strategie relazionali a partire dall’osservazione dei genitori. La violenza assistita, anche quella economica, è un importante fattore di rischio per condotte disadattive: i bambini, infatti, imparano che l’uso della violenza, della coercizione e della manipolazione nelle relazioni affettive è la norma e che l’espressione di pensieri, sentimenti, emozioni ed opinioni è pericolosa in quanto può inasprire il ciclo della violenza. Di Blasio [12] sottolinea che i figli di coppie in cui si manifesta violenza attribuiscono la causa degli eventi a fattori interni a sé, stabili e duraturi ed è questo che costituisce l’insieme di condizioni più negative. Infatti, l’esperienza di impotenza continuativa riduce, fino ad annullare, le risorse e le capacità di coping (saper affrontare le situazioni problematiche), inducendo forti sentimenti di fallimento, con difficoltà soprattutto sul piano scolastico e relazionale [13]. Questi bambini presentano un’auto­stima molto bassa e capacità empatiche ridotte, talvolta con difficoltà neuro cognitive a causa degli effetti dello stress persistente [14]. Il bambino non è uno spettatore passivo ma partecipa direttamente e molto precocemente a relazioni affettivamente significative in un contesto relazionale caratterizzato da complessità ed è in grado di osservare la relazione tra i genitori riuscendo ad elaborare, a seconda delle proprie [continua ..]


NOTE